Ed eccoci arrivati all’ultima puntata. Un finale che conclude degnamente questa prima stagione, caratterizzata dall’evoluzione del protagonista, da semplice fotografo ad apripista dell’Apocalisse. Sono pienamente soddisfatta dalla conclusione, non mi aspettavo niente di più né niente di meno. Perciò perdonatemi se spendo un paio di parole riguardo alle polemiche che circondano questa serie e di conseguenza al rischio rinnovo. Ci sono vari modi per trattare il tema dell’horror, semplicemente perché esistono molteplici paure che sono diverse per ogni persona. Glen Mazzara, insieme agli altri che ci hanno lavorato, ha deciso di presentare nella serie un horror ormai desueto, classico se vogliamo, scarno di grandi effetti visivi e incentrato a creare terrore più su un livello psicologico.
Damien è un più che degno sequel del film, e non soltanto perché ricalca la stessa struttura e ripropone la stessa visione, ma perché è anche questo un film. Mi spiego, prendete tutte le puntate della prima stagione e immaginate di unirle in un unico grande episodio, cosa viene fuori? Un film horror che ricorda gli anni ’70. L’assenza di un trama verticale ci dà la sensazione di essere di fronte a una pellicola cinematografica e l’uso di un horror classico di essere tornati indietro nel tempo. E questa è una scelta fatta dagli autori, che io sinceramente condivido. L’horror non è soltanto violenza gratuita, sangue che schizza a fiotti, teste o arti mozzati, mostri paurosi o altre cose che ti disturbano visivamente. I più grandi film o libri dell’orrore sono quelli che hanno instillato la paura nella parte più profonda dell’anima, e per fare questo un braccio mozzato non basta, devi andare a toccare corde più interiori.
E con Damien ci sono riusciti. Come dissi nella scorsa recensione, sono riusciti a riportare agli antichi fasti il Male per eccellenza, donando a lui, ma anche a noi, inquietudine e paura primordiale. Posso accettare che si dica che risulta noioso, ci sta. Oggi abbiamo una vita e dei ritmi esponenzialmente diversi da quarant’anni fa, che mal sopportiamo in generale la lentezza. Ma da qui a dire che merita di essere cancellato ce ne passa di acqua sotto i ponti. Primo perché noi fan, e mi fa piacere constatare che non siamo pochi, vogliamo sapere come porteranno avanti la storia, e secondo perché rinnovano telefilm davvero cretini ma popolari (e non faccio nomi), mentre le serie che magari sono un po’ di nicchia vengono sempre cancellate, è un’ingiustizia, anche noi della nicchia abbiamo bisogno di un po’ di gioia ogni tanto. Quindi fandom di Damien, uniamoci e incrociamo le dita.
Dopo questo sfogo, passiamo a parlare della puntata. Diretta da Nick Copus (Gotham, Arrow, The Flash e Supernatural), che si è occupato anche di uno degli episodi, a mio parere, migliore della prima stagione cioè la 1×06, la puntata ha un titolo che da solo ti racconta la trama, se vogliamo è anche uno spoiler. La scena iniziale si ricollega direttamente al finale della scorsa puntata, cioè dalla fuga di Damien e Simone dal bosco degli orrori. Damien ci mostra subito la grandezza dei suoi poteri sterminando un intero gruppo di paramilitari costringendoli a spararsi a vicenda. Dopodiché si nascondono nella roulotte di Charles e Damien cerca di convincere Simone ad andarsene per evitare una morte certa. Ma Simone, che finalmente ha acquisito un po’ di spessore come personaggio, di tutta risposta lo aiuta a lavarsi e a medicarsi le ferite come una novella Maria Maddalena. Simone diventa così lo strumento dei rituali necessari da svolgere prima del consenso di Damien. A niente serve la determinazione di Damien di mandarla via, prima confessando di aver ucciso la sorella e poi minacciandola direttamente, perché ormai le forze maligne sono entrate in movimento e il momento sta per arrivare, lo capiamo dalla presenza della vecchia di Damasco e della bambina con un solo occhio.
Nel frattempo John e Ann lo stanno cercando con ogni mezzo, torturando sia Amani che Suor Greta. Il dialogo tra Ann e la suora è illuminante, capiamo quanto profondamente Ann crede in quello che sta facendo, anche se la forza maligna che serve le ha appena portato via la figlia in un modo orribile. Nonostante il lutto da elaborare capisce perfettamente che qualcosa si è messo in moto e che deve agire adesso, quindi va a cercare Damien insieme a John. Anzi è proprio grazie a lei che lo trovano, mentre i due si erano messi in cammino per raggiungere Megiddo, luogo dove Damien spera di trovare qualche risposta. Simone, sebbene sia palesemente spaventata dal suo potere decide di seguirlo, ed entrambi finiscono accerchiati dai paramilitari.
Ancora una volta, è Ann che dirige la situazione. Ha già dimostrato di non aver paura di morire per mano di Damien, ma soprattutto che non vuole controllarlo, al contrario di John, ma vuole solo essere a sua disposizione. Lo dimostra dicendogli la verità, e non lo fa per liberarsi di John ma perché lo venera e gli vuole bene come se fosse suo figlio. Però mentre Damien è intento a far pagare a John la morte di Amani, che poi vediamo potrebbe non essere così definitiva, il detective Shay spara involontariamente in testa a Simone. Damien, colmo di dolore, accetta il suo ruolo di Anticristo in cambio della vita di Simone. Non c’è modo migliore, per sancire ed accettare un rituale, che compiere un sacrificio per salvare una vita umana, anche se in questo caso si tratta del libero arbitrio di Damien. Ora l’Apocalisse può avere inizio.
Come ho già detto, è stato un finale che mi ha soddisfatto. Mi piace il modo in cui hanno analizzato il tormento di un uomo fondamentalmente buono che è destinato a diventare il Male peggiore, e fino alla fine hanno mostrato questa dualità del suo carattere. Damien sente questa forza demoniaca dentro di sé, e ce lo dimostrano i suoi scatti di rabbia irrefrenabili, ma non vuole arrendersi. Accetta il suo ruolo di Anticristo, non perché è cattivo o per il potere che ne può derivare, ma perché vuole salvare la sua amica. Sicuramente questo fa parte del rituale, ma lascia a noi spettatori sì amarezza, perché è stato costretto ad accettare, ma anche la speranza che Damien non ceda del tutto al suo destino.
Non sono mancati i colpi di scena, ma soprattutto non è mancata la solennità e l’inevitabilità che un tema del genere richiede. Questo è il tipo di serie che se vuoi capire ed apprezzare devi guardare fino alla fine, perché è proprio nel finale che tutta la storia acquista un senso. Nel finale la fotografia è semplicemente perfetta, per non parlare poi della recitazione. Bradley James ha dimostrato ancora una volta di interpretare il personaggio magnificamente, mostrandoci tutta la vulnerabilità ma anche la forza del protagonista attraverso le espressioni del viso che, a mio modesto parere, sono tutto in un horror. Il primo premio comunque va a Barbara Hershey, che è riuscita a mescolare perfettamente psicosi satanica e amore materno.
Ci sono state cadute di stile durante la stagione, ma ora posso dire che ne è valsa la pena perdonarli ed andare avanti. Qualcosa va cambiato, vanno evitati i momenti morti e alcuni dialoghi inutili, ma nel complesso è stata una buona prima stagione.
E con questo vi saluto, mi piacerebbe potervi dare appuntamento alla prossima settimana, ma ancora di più mi piacerebbe avere la certezza di potervi dare appuntamento per la seconda stagione. Incrociamo le dita, e nel frattempo lasciatemi un commento su quello che ne pensate del finale e della stagione in generale.
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